La qualità del materiale
Non é cosi ovvio che, per chi produce materiale fotografico, sia importante utilizzare il miglior materiale che il mercato offre.

La prima differenza si riscontra tra il bianco/nero ed il materiale a colori. I copulanti utilizzati generalmente per il materiale a colori sono poco stabili e vengono facilmente attaccati da fattori ambientali più che nel materiale bianco/nero.
Un bravo conservatore sa che l’ottimo sarebbe archiviare il materiale a colori sia negativo che positivo su lastre, ad una temperatura uguale o inferiore a 0 gradi con umidità relativa controllata. Il bianco/nero é meno esigente ed un ambiente con valori di temperatura e umidità relativa (RH) stabili e costanti (16/20 gradi con 50/60% di RH) é più facile da ottenere.
Per quanto riguarda il positivo, più che di materiali si tratta anche di tecniche di stampa più affidabili dal punto di vista della conservazione e vi sono in commercio materiali di lunga durata: dye transfer (tra poco non più fabbricato), cibachrome, stampa al carbone ed ultimamente un nuovo materiale chiamato Ultrastable, per il colore; le carte baritate ai sali d’argento con viraggio protettivo, la stampa al platino palladio, la stampa al carbone ed alcune tecniche d’epoca. Tecniche che introduco l’argomento dei costi e del tempo di trattamento, fattori non trascurabili nell’attività di un fotografo.
Rimanendo però sui materiali più utilizzati si può affermare che il bianco /nero si riesce a conservare meglio.

Dopo questo presupposto e, specialmente per chi tratta in camera oscura il materiale per proprio conto, é bene affermare che il primo importante fattore di conservazione per negativi o positivi fotografici é che questi vengano trattati seguendo le istruzioni che i produttori dei chimici per camera oscura danno insieme al prodotto. Un trattamento fatto nel modo corretto è un primo passo verso la lunga vita del vostro materiale fotografico. Il lavaggio, fase finale del trattamento, ha importanza determinante al fine della eliminazione completa di residui di fissaggio ed eviterà che questi residui si ossidino e causino macchie e deterioramenti difficilmente correggibili e restaurabili. Richieste di informazioni ai tecnici delle ditte fornitrici agevoleranno il fotografo ad effettuare il trattamento nel modo migliore.
(Foto a pag 81 del libro kodak “Conservation of photographs)
La dimostrazione di quanto scritto sopra é data dalle fotografie d’epoca che sono riuscite ad arrivare ai nostri giorni: chi avesse avuto l’occasione di visitare un archivio fotografico di un fotografo d’inizio secolo avrà visto immagini che, stampate apparentemente nello stesso modo, hanno subito delle variazioni differenti e che alcune si sono meglio conservate di altre anche se custodite allo stesso modo.
Quindi un buon materiale trattato nel miglior modo possibile diventa un criterio di protezione del materiale stesso.

P.S. Il materiale fotografico positivo é composto, oltre che dallo strato sensibile anche dal supporto formato per la maggior parte dalla carta. I problemi di conservazione relativi alla carta sono anch’essi complessi. Non dovrebbero, in relazione a questo paragrafo, influire molto in quanto si parte dal presupposto che la carta usata dai produttori di carta fotografica sia di buona qualità. Altra cosa poi è la carta politenata. In questo caso é la politenatura che potrà dare problemi, ma non la qualità della carta utilizzata.